Anche le Marche sono interessate dalla chiusura degli uffici postali a seguito del piano industriale di Poste di razionalizzazione degli uffici.
Ben 33 uffici saranno chiusi penalizzando territori e oltre 16.000 cittadini, mentre altri 22.000 cittadini dovranno accontentarsi delle aperture “spot” in quanto sono previste aperture solo in alcune giornate.
Una discriminazione e un impoverimento dei Comuni di alcuni territori, ma Poste probabilmente è più interessata al mantenimento di presidi che rappresentano business, piuttosto che al mantenimento di un presidio sociale a favore di cittadini e delle persone più anziane.
Saranno i portalettere “telematici”( dotati di terminale in grado di fare raccomandate e bollettini) a sostituire il servizio, ma ovviamente i costi saranno maggiori per il cittadino, e fra non molto non sarà neanche più garantito il servizio di recapito tutti i giorni.
E nella nostra regione cosa stanno facendo le Istituzioni per contrastare le previste razionalizzazioni?
Sicuramente potrebbe essere di aiuto la sentenza del Consiglio di Stato dell’11 marzo scorso, a seguito del ricorso di alcuni comuni dell’Abruzzo, nella quale si afferma che “Poste non può fare spending review sulle spalle dei piccoli Comuni, determinando disservizi e disagi soprattutto alla popolazione anziana e a quella priva di strumenti tecnologici, «perché le chiusure devono tenere conto della dislocazione degli uffici postali, con particolare riguardo alle aree rurali e montane, ma anche delle conseguenze che la relativa presenza produce sull’utilità sociale».
Fonte:CISL MARCHE