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sabato 13 giugno 2015

Lavoratori Whirlpool uniti: Carinaro non si tocca

«Siamo grati ai lavoratori di Varese per aver organizzato questa manifestazione. Per noi era importante». Sebastiano Schiavone lavora da più di vent’anni a Carinaro (Caserta). È stravolto dalla fatica, dodici ore di pullman all’andata e altrettanti lo attendono per il ritorno, dopo una manifestazione tutta in salita.

Giuseppe Raineri, rappresentante sindacale dello stabilimento di None (Torino), alla fine del corteo si ferma ad osservare dall’alto l’impero creato da Giovanni Borghi. È la prima volta che viene alla casa madre di Comerio ed è quasi rapito dall’immagine di quei capannoni che sembrano sospesi sul lago di Varese: «Guardando tutto questo, capisco quanto sia stata importante questa manifestazione. Qui si riuniscono tutti i significati di questa triste vertenza che apre un cambiamento epocale».
Andrea Cocco è arrivato da Fabriano (Ancona), altro luogo simbolo. È rimasto colpito dall’accoglienza dei colleghi di Varese e dall’organizzazione: «Oggi usciamo da qui con una certezza in più: questo piano industriale puo’ essere riequilibrato, i margini ci sono perché c’è una solidarietà vera tra i lavoratori del gruppo in tutta Italia».
Se la manifestazione nel cuore europeo di Whirlpool aveva come obiettivo principale quello di evitare una spaccatura tra nord e sud e tra impiegati e operai, l’obiettivo è stato pienamente raggiunto. I tre segretari generali dei sindacati dei metalmeccanici, Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm, hanno di fatto ribadito nei loro interventi che il tentativo della multinazionale di creare spaccature  è di fatto fallito.  
A certificarlo non  sono solo i numeri importanti della manifestazione, quasi duemila persone, ma il mandato che i lavoratori, in particolare quelli di Varese, hanno dato ai sindacati di trattare proprio sui quei volumi di produzione aggiuntivi e previsti dagli investimenti della multinazionale (500 milioni di euro complessivi, di cui 65 milioni di euro su Cassinetta e Comerio) per “spalmarli” sugli stabilimenti che il piano industriale vorrebbe chiudere.
I sindacati non vogliono dunque “salvati” pagati con la moneta dei “sommersi” e Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom Cgilparla di una missione che è stata sancita ufficialmente dalleassemblee di Cassinetta. «I lavoratori hanno capito che qui c’è una contraddizione – spiega Landini – perché questo piano prevede assunzioni a Varese e licenziamenti a Carinaro. Che razza di piano sarebbe mai questo?».
Sulle modalità per evitare le chiusure dei 4 stabilimenti previste dal piano industriale di WhirlpoolRocco Palombella, segretario della Uilm, e Marco Bentivogli, segretario della Fim Cisl, concordano: bisogna riportare in Italia, i volumi prodotti all’estero, dalla Cina, dalla Turchia e dalla Polonia.
Martedì prossimo c’è il nuovo incontro al ministero dello sviluppo economico e il sindacato dei metalmeccanici è pronto a dare battaglia. «Adesso  si fa sul serio – dice Marco Bentivogli – perché questo è un piano di guerra non un piano industriale. Questa vertenza è la parabola del capitalismo di seconda generazione, i cui effetti li vediamo tutti i giorni. A proposito, ho un messaggio per Andrea Merloni che abbiamo visto a Cannes mentre venivano annunciati gli esuberi: spero che le tartine e lo champagne ti vadano di traverso».
«Whirlpool ha scelto un terreno accidentato – conclude Rocco Palombella- perché ha cercato di dividere operai e impiegati, nord e sud. Prima ha parlato di piano di sviluppo e poi ci ha detto che avrebbe chiuso il sito di Carinaro. Ma la vera  tristezza è che non ci hanno mai saputo dire il perché». Martedì se ne riparlerà.