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lunedì 2 novembre 2015
Canone RAI in bolletta
Incassa il primo sì la discussa norma contenuta nella legge di Stabilità 2016, che imporrà una presunzione di possesso della televisione alla semplice sottoscrizione di un contratto di fornitura della luce: il parere positivo arriva da parte dell’AGCOM che, contrariamente a quanto si era vociferato in questi giorni, ha ritenuto legittima la decisione del Governo di inserire il canone RAI nel pagamento del servizio di erogazione dell’elettricità. Questa modalità di pagamento, si legge nel parere del 28 ottobre scorso, proposta dal Governo con la manovra di fine anno, potrebbe ridurre “l’evasione dagli obblighi contributivi” e ridurre anche l’importo del canone individuale. Insomma, l’Autorità Garante per le Comunicazioni e il Mercato sembra usare lo spot promozionale del Premier Renzi: “pagheranno tutti e di meno”. Necessaria maggiore informazione per gli utenti L’Antitrust tuttavia fa rilevare la forte confusione sin d’ora registrata sull’argomento in questione e, quindi, invita il Governo a predisporre strumenti volti a garantire una maggiore informazione per gli utenti affinché non venga compromessa la possibilità, per gli stessi, di differenziare l’imposta dovuta per il servizio di fornitura elettrica e quella per il servizio televisivo. Auspicabile anche la separazione contabile tra le attività di servizio pubblico e quelle commerciali della RAI. In conclusione, l’Autorità sembra strizzare l’occhio anche alle critiche mosse, in queste ultime settimane, al nuovo sistema di riscossione: l’enforcement su una imposta avvertita come un peso che, da una lato, falsa il gioco della concorrenza tra televisioni pubbliche e quelle private; dall’altro lato calpesta la volontà degli italiani espressa con il referendum del 1995 in cui il popolo aveva detto “sì” alla privatizzazione della Rai. Voto che, evidentemente, è restato lettera morta perché non piaciuto a diverse forze politiche. Così l’Agcom ha comunque manifestato la necessità di un riordino del sistema radiotelevisivo pubblico, affinché siano garantiti la concorrenza e il pluralismo nell’informazione.